QUATTORDIO URBAN ART
È sorprendente pensare che a New York, il luogo di nascita del Graffiti Writing, non ci sia un muro come quello che si può ammirare nella piccola città italiana di Quattordio. Quest’opera d’arte venne creata nel 1984 dai giovani writer Phase 2, Delta 2 ed Ero, che in seguito divennero leggende internazionali del movimento dei graffiti e della street art. Questo ci permette di capire l’importanza e la singolarità di questa opera storica unica, che è sfuggita alle tracce del tempo e dell’intervento umano grazie al suo posizionamento rurale ed è sopravvissuta fino ad oggi, a quasi 40 anni dalla sua creazione.
Nel 2017, in occasione del QUA – Quattordio Urban Art festival, che mira a trasformare la cittadina piemontese in un museo urbano a cielo aperto, il comune e l’associazione Stradedarts Urban Gallery hanno deciso di effettuare un restauro conservativo dell’opera. Un progetto innovativo e unico, il primo del suo genere nella storia del Graffiti Writing. Ora, nell’ambito della seconda edizione del festival, dal 25 al 27 giugno 2021, il processo di restauro iniziato sarà completato e questa significativa opera potrà essere conservata per i posteri.
Abbiamo parlato con Marco Mantovani, direttore artistico di Stradedarts e organizzatore del festival, oltre che un pioniere della scena del Graffiti Writing milanese, attivo sulle strade dal 1988 con il nome di KayOne:
Il muro di Phase 2 e Delta 2 a Quattordio è un caso unico, che racconta una storia infinita per il Writing italiano e internazionale: difficile trovare un muro simile. Era importante salvarlo prima che scomparisse definitivamente, per rendere omaggio a Phase 2 e a quello che ha significato per la storia del Writing mondiale.
Il muro creato nel 1984 da Fase 2, Delta 2 ed Ero.
Marco, sei organizzatore del festival, direttore artistico della Stradedarts Urban Art Gallery e artista di graffiti – cosa puoi dirci di te e delle tue varie attività nel campo dell’arte urbana?
Quello che è partito come un gioco è diventato la mia vita. Nel 1988, quando ho scoperto il Writing, ero un giovane ragazzo affascinato dai pezzi sui vagoni, dalla musica rap e dai breaker che ballavano! Oggi ho 49 anni, non ho mai smesso di dipingere e ho trasformato la mia quotidianità in un laboratorio che si divide tra l’esprimermi e l’organizzare, con l’idea fissa di lasciare una traccia, un segno del proprio agire… E’ questo il perno attorno al quale mi sono sempre mosso. Da quando ho iniziato molto è cambiato, la stessa strada è diventata un contenitore di tante e diverse espressioni. La mia attitudine ad essere un writer o uno streetartist è rimasta immutata, è anche vero che nel frattempo sono passati 33 anni e sono le cose ad esser cambiate, ma senza mai dimenticare il mio background e il mio passato. Ho sempre pensato che dipingere non fosse abbastanza, per me. E’ la mia parte privata, personale, intima… Volevo fare di più, qualcosa anche per la “scena”. E così ho iniziato ad assemblare fanzine, ho realizzato libri, ho organizzato jam e mostre… Per un innato bisogno di dare il mio contributo a quel mondo che chiamiamo Hip Hop, nel rispetto e nel ricordo dei grandi maestri che ci hanno preceduto.
Opera d’arte di KayOne, Quattordio Urban Art 2017.
Puoi spiegarci con parole tue perché quest’opera ha un significato così grande per la storia dell’arte urbana?
La storia del Writing vive di tante sfumature. Una di queste racconta l’incontro tra i primi pionieri newyorkesi e il mondo dell’arte “ufficiale”. Moltissimi dei grandi maestri di Graffiti Writing fecero carriera nel mondo dei musei e delle gallerie, esponendo le loro opere di post-graffitismo, alla ricerca di quel riscatto sociale che in molti di loro cercavano: una sorta di emancipazione, piuttosto simile e oltremodo affine al motivo stesso per cui è nato il Writing. L’Italia, in tal senso, ha giocato un ruolo fondamentale, ospitando a Roma nel 1979 la prima mostra mondiale di due artisti newyorkesi di spicco: Fab 5 Freddy e Lee Quinones. Ma è il 1984, con la mostra “Arte di Frontiera” allestita tra Bologna, Milano e Roma, l’anno che ha lasciato il segno, decisivo per l’ingresso ufficiale di questi maestri nei musei. Sponsor della mostra era l’azienda di vernici IVI (ora PPG), con sede proprio a Quattordio (AL). In occasione della mostra Phase 2, Rammellzee, Ero e Delta 2 furono invitati nel paese dall’amministratore Renzo Gay, grande appassionato di Writing, scoperto durante i suoi molti viaggi, proprio a New York. Durante la loro visita realizzarono quadri, macchine nonché un bel muro, proprio nella piazza centrale di Quattordio. Era il 1984, un incontro di due culture apparentemente lontane che si univano in nome dell’arte e della musica. Un muro che è molto di più di un muro, perché rappresenta in un certo senso l’inizio della storia italiana legata al Writing e in senso più ampio di tutta la cultura street. Un caso unico in tutto il mondo! A New York, dove tutto è nato, non ne troverete un altro… Per vederlo, dovete venire a Quattordio! Ed è questo il motivo per cui bisogna salvarlo, per tramandare il lavoro del padre del Writing, Phase 2, e come disse lui stesso, il suo lascito.
Quattro anni fa avete iniziato il primo restauro di manutenzione nella storia del Graffiti Writing. Cosa pensi che possa significare per il movimento dell’arte urbana e dei graffiti? È il prossimo passo importante verso il riconoscimento olistico di questa forma d’arte?
La nostra idea come Stradedarts non è quella di creare un precedente da adottare in altre occasioni, se non particolari e specifiche, come quella rappresentata da questo caso. Il muro di Phase 2 e Delta 2 a Quattordio è un caso unico, che racconta una storia infinita per il Writing italiano e internazionale: difficile trovare un muro simile. Era importante salvarlo prima che scomparisse definitivamente, per rendere omaggio a Phase 2 e a quello che ha significato per la storia del Writing mondiale. L’idea che questo restauro possa servire a far riconoscere la portata di questa cultura, per me è un paradosso… utile forse a persone che non hanno voglia di confrontarsi con un linguaggio che ha modificato la contemporaneità e l’aspetto delle nostre città. Noi ci siamo occupati di questo muro semplicemente perché volevamo farlo, senza l’intento di iniziare una pratica conservativa e di restauro del Writing in senso generale.
Come si può immaginare il processo di restauro di un’opera di graffiti? ?
Essere dei precursori non aiuta. L’idea di eseguire il primo restauro conservativo di un’opera di Graffiti Writing al mondo è la sfida che ho posto ad Alessandra Carrieri ed Elena Astolfi, insegnanti accademiche e restauratrici professioniste, con un’esperienza pregressa specifica nel restauro di opere di post-graffitismo e contemporanee, e con una passione, un vero e proprio amore, nei confronti di questa cultura… una bella sfida. L’intervento che abbiamo concordato è stato di tipo conservativo, che non va a modificare lo stato di degrado ma lo ferma, preservando l’opera da un possibile avanzamento deteriorante e dunque dalla scomparsa definitiva. Di fatto, le persone continueranno a godere dell’opera nel suo stato attuale, senza accorgersi del nostro lavoro. Garantiremo ai nostri figli, in futuro, la possibilità di goderne ancora, senza perdere un capitolo importante e unico della storia del Writing e, al contempo, senza ripristinare nulla rispetto allo stato attuale: nessuno aggiungerà nulla alla mano originaria degli artisti. Durante la prima fase, le due restauratrici hanno eseguito analisi diagnostiche sul muro e microprelievi, così da trovare la miglior tecnica per intervenire senza snaturare le pellicola pittorica, ma mettendola in sicurezza e decidendo di utilizzare le nanotecnologie.
Per finanziare il progetto, avete lanciato una campagna di crowdfunding sulla piattaforma GoFundMe, che durerà fino alla fine di maggio. Il vostro obiettivo è 25.000 euro. Per cosa verrà utilizzato il denaro?
La raccolta fondi su GoFundme è pubblica ed organizzata da Stradedarts insieme al Comune di Quattordio. I soldi raccolti saranno utilizzati interamente per proseguire il restauro iniziato da Alessandra Carrieri ed Elena Astolfi, che in questa seconda fase saranno anche impegnate in una fase di “scoprimento” di parte dell’opera, coperta negli anni da un intervento di imbiancatura dell’intonaco. Agiremo di conseguenza, in base a quanto raccoglieremo: questo è il motivo per il quale incoraggio tutti a dare un contributo, anche piccolo, per aiutarci. Perché basta un piccolissimo contributo di ognuno per garantire la sopravvivenza dell’opera di Phase 2, Delta 2 ed Ero agli anni futuri, regalando ai cittadini e ai visitatori di Quattordio un pezzo esclusivo ed irripetibile, traccia mnemonica della nostra storia e del nostro patrimonio artistico e culturale.
Per chi dona 30€ o più: Maglietta commemorativa dedicata all’artista recentemente scomparso Phase 2, raffigurante la sua firma originale.
L’opera d’arte da cui è tratto il motivo della maglietta, conservata su un’opera originale di un cittadino di Quattordio.
Il QUA Festival mira a trasformare la piccola città in un museo a cielo aperto. Oltre all’inaugurazione del muro restaurato, cos’altro ci sarà da vedere e sperimentare durante i tre giorni di fine giugno?
Quattordio Urban Art arriva alla seconda edizione. Nella prima edizione, interamente dedicata al Writing, abbiamo invitato molti nomi della scena italiana: Flycat, Ores, Rendo, Zeus, Erics, Mr. Wany, Napal, Tawa, Airone e chiaramente ha dipinto anche il sottoscritto. Abbiamo invitato anche KoolKoor, artista newyorkese, amico di tutti i pionieri del 1984. Ad oggi perciò a Quattordio si possono ammirare undici muri più quello originale di Phase 2 e Delta 2. Durante la seconda edizione, che si terrà da 25 al 27 giugno 2021, ci apriremo al mondo della street art e inviteremo artisti del calibro di Acme 107, Pixel Pancho, Diamond e Solo, Sea Creative, SteReal, CoquelicotMafille, Cheris e Amina… Ospite speciale da New York un writer che non ha bisogno di presentazioni, Skeme. Durante i tre giorni di QUA 2 è prevista inoltre la tradizionale festa del paese, con sagre culinarie, tour organizzati ai muri e l’inaugurazione di un piccolo museo permanente dedicato all’evento del 1984 e al Quattordio Urban Art. Il coinvolgimento dell’interno paese sarà come al solito speciale ed unico, quest’anno chiaramente in chiave Covid faremo tutto in sicurezza, ma mantenendo lo spirito originale di condivisione, accoglienza e incontro.
QUA – QUATTORDIO URBAN ART – FESTIVAL EDITION II
Interview con: Marco Mantovani aka KayOne
Milano, Italia
GoFundMe quattordio-urban-art-restauro
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Pictures © QUA & Stradedarts
Aprile 2021
di Laura Vetter