C_SKA ART
Non nasco artista e forse non lo sono nemmeno. Sono una persona curiosa del mondo, delle persone, dei luoghi e di come le idee possano entrare in circolo e concatenarsi.
Che cosa significa street art per te?
Per me la street art è un potentissimo mezzo per comunicare e per parlare alle persone. Dove non arriva la parola parlata o scritta, arriva l’immagine, immediata, sintetica, come un lampo. L’arte urbana può raggiungere un pubblico molto vasto ed eterogeneo ed è quindi compito degli artisti utilizzare questo mezzo con la testa, non solo per veicolare la propria interiorità ma anche per far arrivare messaggi, decidere l’agenda setting delle questioni su cui porre l’attenzione, influenzare l’opinione pubblica. Questo l’ho imparato col tempo e, anche se credo che ognuno sia libero di esprimere quello che pensa sia più giusto esprimere, sento che abbiamo in mano un mezzo così potente, e utilizzarlo per promuovere un pensiero a favore di una causa o per far riflettere su una questione, credo sia la via più giusta.
Mi entusiasma l’istinto da cui nasce, l’energia che sprigiona l’atto di restituzione agli altri, la condivisione con altre menti e pensieri, la bellezza che genera.
Che mi dici di te e tua vita artistica?
Non nasco artista e forse non lo sono nemmeno. Sono una persona curiosa del mondo, delle persone, dei luoghi e di come le idee possano entrare in circolo e concatenarsi. Da piccola disegnavo tantissimo, poi ho amato i numeri e le combinazioni, in adolescenza ho iniziato a scrivere poesie e poi ho intrapreso la strada del giornalismo. Tre anni e mezzo fa, in un periodo non proprio bello della mia vita, ho sentito la necessità di approdare nuovamente all’immagine. Il disegno parlava alla mia interiorità, ma allo stesso tempo riusciva a parlare agli altri.
Fotografavo la strada e i luoghi abbandonati che mi hanno sempre attirata in maniera magnetica fin da piccola. Non ho scelto la strada, ci siamo scelte a vicenda. È il posto dove accade tutto, dove si innescano relazioni tra i più disparati individui, uno dei pochi luoghi rimasti veri dove mi sento realmente me stessa e viva!
Cosa c’è dietro il tuo nome C_SKA?
Una serata dell’ultimo dell’anno, una foto fatta con una Polaroid dove puntavo un bastone verso l’obiettivo per scherzo con uno sguardo nuovo. La mattina dopo col pennarellino sotto scrissi ‘skà’. Un po’ diminutivo di Francesca, un po’ perché adoravo alle superiori il divertimento che si generava con la musica ska, un po’ perché mi piace il suono onomatopeico che genera… ‘SKA’… prova a dirlo anche te… SKAAAA… e così è nata C_ska.
Hai uno stile personale e memorabile con un alto valore di riconoscimento. Come hai sviluppato il tuo stile e la tua tecnica? Da dove prendi ispirazione?
Mi esprimo tramite l’illustrazione e la tecnica del paste up o poster art, una tecnica che coniuga il lavoro in studio o a casa con pittura acrilica o pennarelli, nel mio caso, all’affissione in strada in posti più o meno legali (che ti genera quel brivido e ti permette di comunicare con altri stili in un unico grande messaggio). Ho sperimentato anche la superficie muro e la sua ruvidezza mi piace, mi piace come assorbe il colore e come leva via pensieri ed insicurezze. Da piccola adoravo Van Gogh e Picasso e credo che qualcosa del secondo si possa intuire in alcuni miei lavori, la metafisica di Dalì, il surrealismo di Frida Kahlo che mi ha rapita più da grande. Mi piace immaginare situazioni e mondi assurdi con elementi simbolici che parlano della mia interiorità ma anche della società. All’inizio i disegni si palesavano come visioni che dovevo per forza riportare su foglio, ora questa frenesia si è attenuata, ma è stato bello anche se faticoso vivere per un po’ in un universo parallelo.
In questi ultimi anni sono rimasta affascinata dalla Frida donna che mi ha contagiata anche artisticamente. Sono stata nella sua casa in Messico, ho visto sue mostre, ma solo dopo aver letto la sua biografia ho capito quanto mi fosse veramente simile come donna, con la sua fragilità e forza allo stesso tempo, con la sua smania di bellezza, col suo dualismo dove una parte alimentava l’altra.
Stai usando molti simboli ricorrenti nel tuo lavoro come per esempio la ragazza con gli occhi a cuore. Puoi spiegare cosa c’è dietro questi simboli?
La mia SKAwoman nasce come un alter ego attraverso cui palesare i miei pensieri, le mie sensazioni, la mia interiorità. Il cuore posto sul suo occhio sinistro è un invito a filtrare il mondo con amore. Ma racconta anche storie di lotta, resistenza, resilienza, interiore e verso le intemperie del mondo. In questo ultimo periodo ho sentito nuovamente forte l’esigenza di farmi carico, attraverso la mia arte, delle cause delle popolazioni indifese e dei diritti violati. Così nascono disegni più attuali che perdono un po’ di introspezione e fantasia per porre l’attenzione sulle storie di persone incredibili e su cause che non devono rimanere invisibili.
Quanto tempo impieghi circa su una illustrazione? La tua arte è un processo emotivo?
Le mie illustrazioni nascono in un lampo, una visione, un sentimento che attraversa il cuore come un brivido, il bisogno di vedere tutto questo palesato. E quando sono a lavoro o non ho la possibilità di esprimerlo è davvero frustrante, lo devo sedare con dolcezza, quasi come fosse un bimbo che si deve addormentare con una ninna nanna. Avendo tante attività da portare avanti trovo sempre più con difficoltà il tempo da dedicare a momenti solo miei e questo mi dispiace. Per me la vera sfida è la pittura, non ho fatto studi tecnici, ma dipingere è una cosa che mi trasforma e mi dà una sensazione di libertà mai sperimentata prima. Si innesca quel mix tra eccitazione e paura di sbagliare, e alla fine vince sempre l’istinto. Davanti ad un muro non programmo, la paura si fa da parte e nasce la sfida con me stessa. Ma la sensazione è sempre pura adrenalina.
Che tipo di reazione ti aspetti di ricevere dagli spettatori della tua arte?
Io voglio che si inneschi empatia e sintonia di teste. Le persone che mi contattano hanno sempre una storia da raccontarmi e spesso i miei disegni sono un tramite tra me e loro. È bello vedere che le mie cose siano un veicolo per donare bellezza e ascolto.
Noti differenze regionali a seconda della città in cui ti trovi?
Ogni paese e città ha il suo approccio alla street art, i propri lati positivi e negativi. Farei un mix tra l’apertura in termini di possibilità dei romani, la delicatezza e il gusto di Firenze, la veracità dei paesi del sud e la creatività più studiata e forse più professionale di alcune città del nord.
Tu disegni principalmente figure femminili. Descriveresti la tua arte come arte femminista?
Sicuramente le mie opere vogliono mandare il messaggio che la sensibilità femminile e l’energia che ne scaturisce deve essere vista come un potenziale, come un arricchimento sia nella vita di tutti i giorni che nell’arte. In quanto generatrici di vita e bellezza possiamo infatti dare un punto di vista completo sul mondo. Come donne abbiamo inoltre un approccio molto più intimistico verso l’arte e questo lato credo possa trasparire sia nelle mie opere che nelle opere delle altre amiche artiste.
Le donne sono ancora sottorappresentate nel mercato dell’arte generale. In base alla tua esperienza, questo vale anche per la scena dell’arte di strada?
Purtroppo ancora nella scena dell’arte urbana il lato femminile non ha ancora conquistato il posto che merita, forse influisce anche la difficoltà di fare ‘gavetta’ per la strada dato che per le donne è sicuramente più difficile andare da sole in determinati contesti semi-abbandonati ed esercitarsi e migliorare la propria arte o forse perché come in tutti i contesti dobbiamo durare il doppio di fatica per arrivare ad alti livelli. Ma ci sono tantissime artiste che ci sono riuscite con grandi risultati, mi viene in mente Gio Pistone e Camilla Falsini, Alessandra Carloni e tante altre, che sono per me fonte di ispirazione e forza.
La street art entra nel mercato dell’arte tradizionale e la gente parla dell ‘”effetto Banksy”. Secondo te, il mercato dell’arte tradizionale è combinabile con l’essenza dell’arte urbana?
Come detto sopra, la street art è la forma più potente di espressione e comunicazione che esista, nasce libera e arriva a tutti senza distinzione e soprattutto senza filtri, non puoi fare a meno di non vederla e ti induce ad una riflessione e a soffermarti un attimo a interpretare il messaggio di cui si fa portatrice. È quindi compito dell’artista usarla per veicolare sì la propria interiorità ed i propri stati d’animo, ma anche per esortare chi la andrà a vedere ad una riflessione più ampia sul mondo e sulla società. Per far questo è essenziale aprire un dialogo con le istituzioni del territorio, per diffondere ancora di più la bellezza ed i messaggi dell’arte. Non vedo come una perdita di veridicità e di istinto la realizzazione di eventi e festival legati all’arte urbana in accordo con le istituzioni e l’utilizzo di spazi istituzionali per la realizzazione di murales. Per far questo occorre una grande opera comunicativa a monte, per non far divenire la street art uno stratagemma da parte delle istituzioni per farsi pubblicità o per colorare aree degradate del proprio territorio, ma per far realmente innamorare anche le istituzioni a questa forma d’arte nel rispetto delle espressioni dei singoli artisti coinvolti. Allo stesso modo, con le stesse precauzioni, l’arte urbana può finire anche nel circuito del mercato tradizionale dell’arte (anche gli street artist spesso sono artisti a tempo pieno e vivono della propria arte) purché non si scenda a compromessi troppo grandi e si perda quell’istinto e quella libertà che caratterizza questa forma espressiva. Sarà il cuore dell’artista a mettere i propri limiti.
Come pensi del discorso dell’arte urbana vs. vandalismo?
Ogni forma espressiva è degna di nota, dal piccolo poster al grande murales al writing, e lo spazio pubblico è di tutti e tutti hanno diritto a provarci. Naturalmente è essenziale trovare un dialogo con il luogo in cui si decide di intervenire, con le altre forme espressive e con la storia di quel posto. All’inizio siamo tutti un po’ presi dalla smania di ‘lasciare il segno’, poi maturi un approccio diverso meno compulsivo e più mirato e provi ad aprire nuove strade. Ci vorrebbe d’altro canto da parte delle istituzioni più riconoscimento e conoscenza di questa forma espressiva, che dove passa lascia sempre bellezza, rompe il grigio cittadino, lancia messaggi che si uniscono tra loro. Non esiste vandalismo, ma solo esigenza di espressione che forse non trova il proprio riconoscimento talvolta tramite i canali più tradizionali, che chiede che qualcuno giri lo sguardo e di essere ascoltata. Cerchiamo di trovare una via per far divenire bellezza ogni forma d’espressione, magari dando più spazio a questa forma espressiva e aiutarla a sbocciare.
Come continuerà C_SKA? C’è un consiglio che daresti ai giovani artisti di strada, che sono all’inizio della loro carriera?
Per motivi lavorativi sarò costretta a trovare una nuova via alla mia arte, ma ho la sicurezza che farà sempre parte di me. C_ska alla fine è un pezzettino di me e non potrò fare a meno che continuare a farle trovare una propria strada. Devo molto a lei e non me lo dimentico. I ricordi più belli sono stati gli scambi e i momenti di condivisione su muro o durante festival. Non mi sento di dare consigli, sono solo tre anni che disegno e dipingo, sono io che continuo a fare domande e a rubare con gli occhi da chi fa arte da molto più tempo di me. L’unica cosa che non finirò mai di dire… fate diventare la vostra fragilità e sensibilità bellezza, ascoltate il vostro CUORE… sempre… Non potrete sbagliare!
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Francesca I C_SKA Art
Florence, Italy
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Novembre 2019